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25 novembre 2010

Bel commento sulla munnezza a Napoli

Sul Corriere.it leggo di come a Napoli certi vicoli sia lindi perchè i boss (o comunque gente che sa come farsi rispettare, cioè con la paura, con la violenza) ovviamente non vogliano la munnezza sotto casa loro e come questa stia però sotto la casa della gente onesta o degli stranieri perchè "tanto non sono cristiani".

Saviano su RaiTre s'è scagliato contro il Nord che invia rifiuti tossici in Campania.
Vero, ma è anche vero che le aziende del Sud fanno la stessa cosa, perchè questa dimenticanza? Ed è anche vero che chi offre questo "sistema di smaltimento" sia del Sud e che nessuno (o ben pochi) a Napoli e dintorni si ribelli contro questi mafiosi. Così com'è anche vero che questa emergenza non centra coi rifiuti sotterrati nelle campagne.

Mi è piaciuto questo commento trovato sotto l'articolo:

"Interessante l'articolo, che fa un pò di luce sulle condizioni attuali di Napoli e dintorni. Però non capisco, si dice che ci sono 10.000 ton. di monnezza per le strade, e che nelle discariche campane c'è spazio per un 1 milione e 100k ton. è vero o no? Se è vero, ma cosa si aspetta a portarle in discarica?
Il Corriere faccia un inchiesta seria sul problema, se è vero che lo spazio ci sarebbe, e nel caso chi tra le autorità locali sta impedendo che venga portata via dalle strade.
Altra cosa, ai lettori di Napoli che dicono che la colpa è dei rifuti del nord interrati in Campania, a parte che è una cosa fatta dalla Camorra, con il silenzio delle popolazioni locali (che protestano solo quando a fare qualcosa è il governo), ma i rifiuti che ora sono per le strade, sono tutti rifiuti prodotti a Napoli, quindi perchè puntare il dito altrove invece di risolvere il problema attuale?
Stavolta i problemi non ve li risolve nessun altro, anche perchè i rifiuti nel resto del paese sono una questione locale, quindi perchè non rimboccarsi le maniche invece di protestare, cosa che non vi porta a nulla e lascia i rifiuti dove sono? E ve lo dice un Romano, assolutamente non leghista."

Anche questo non è male, perchè mostra come per mafia si possa intendere tante cose, come le caste:

"Anche sotto casa mia non c'è mai stata la munnezza, sia due anni fa (quando esplose per la prima volta il dramma) sia oggi. Vedevo munnezza in tutti i quartieri della città ma da me -chiaia-, a Posillipo, parte del Vomero niente.
Oggi leggendo l'articolo devo credere che ero circondato da camorristi e non lo sapevo... Oggi sempre dopo l'articolo devo pensare che quello che mi avevano detto riservatamente gli addetti della azienda di raccolta non fosse vero. Mi dicevano che in quei quartieri la munnezza viene raccolta perchè c'è gente importante politici magistrati notai ricchi impenditori...forse sono tutti camorristi!!!!!!"

Domanda fastidiosa

Ma gli studenti occidentali che pretendono sempre più welfare e bei posti di lavoro, e che pensano che il futuro debba per forza offrire sempre più comfort e garanzie (quando per millenni abbiamo vissuto tutti in indigenza o in una rispettosa povertà, ma in comunità e non in piccoli nuclei isolati come ora), non è che in realtà pensano più alla loro pancia, non è che ciò che affiora sia del mero egoismo spacciato per altruismo ed elargizione di diritti universali, egoismo che, come si evince dalla scritta "Ricerca = più sviluppo", serve a questa società distruttiva per mandarla avanti?

Non mi sembra gente che voglia cambiare la società, ma trarne dei vantaggi (forse non è il termine esatto, ma può rendere l'idea della loro ribellione, non rivoluzione) non si sa quanto buoni ed utili, infatti se prima accusano l'Occidente di sfruttare il mondo, dopo però non vogliono rinunciare ai soldi realizzati da questo, compresi gli Stati, in modo indiscriminato per fare una vita agiata alla faccia dei "loro fratelli del secondo e terzo mondo".

Tutti sono e siamo influenzati dall'ambiente nel quale siamo nati e cresciuti, infatti per tutti quanti noi sarebbe impossibile cambiare stile di vita, cercare un Paese con un'altra società, perchè abituati troppo bene.

A parole c'è grande solidarietà, però nessuno vuole rinunciare a qualcosa.
E nel caso ci sia, si vuole forse che tutti vivano come noi? Il mondo perirebbe in fretta!

24 novembre 2010

Studenti, seguite il consiglio di Cantona

Se Eric Cantona ha proposto ai lavoratori francesi di ritirare i soldi dalle banche, cioè di levarsi dallo strozzinaggio legalizzato e dal sistema che manda in rovina milioni di persone e continenti interi a causa di investimenti farlocchi a Wall Street (per poi aprire un conto presso la Banca Etica o magari fondare delle cooperative come la banca svedese Jak?), io propongo agli studenti italiani e di tutte le nazioni che, colpite dalla crisi economica mondiale, sono costrette a tagliare il welfare (anche se poi, in Italia, di soldi per la Chiesa e per le scuole private se ne trovano sempre in una quantità ingiustificabile), di non recarsi più a scuola, di non iscriversi più finchè le condizioni non cambiano a loro favore.
Uno, due, tre anni, che cambia, avete tutta la vita davanti, nel frattempo potete lavorare e mandare avanti l'agricoltura ad esempio.

Loro parlano di "diritto all'istruzione, formazione, cultura", bene, e io gli dico prendetevi questo diritto dalle vostre tasche, comprate e aprite i libri scelti da voi, studiando e poi mettendo in pratica ciò che avete studiato, imparate ad essere autonomi, senza dovervi sentir dire cosa studiare, come studiare, cosa fare, per quanto tempo, in quali giorni sì e in quali no. Non ci si può affidare allo Stato, ai professori, agli enti pubblici o alle aziende private per queste cose, ognuno di noi deve scegliersi un campo e creare dei gruppi fra simili, attraverso i quali scambiarsi informazioni, nozioni, tecniche, scoperte e via dicendo.

Così come Cantona dice che è inutile scendere in strada a fare casino e prendersi le manganellate (d'altronde ad Eric piaceva darle, mica prenderle!) mentre si è incazzati coi politici che in realtà sono dei perfetti nessuno, io dico che scendere in piazza e tirare uova o bruciare auto non è solo inutile ma controproducente, perchè a quale persona perbene salterà mai in mente di voler parlare e dare ragione a chi si comporta così?
Le azioni violente sono visibili, mentre le azioni malvagie (sottrarre soldi al popolo e darli ai privati, già ricchi di loro) accadono senza dare nell'occhio perchè si tratta solo di numerini.

Allo stesso tempo rendiamoci conto che in questo periodo il welfare non può nè crescere nè rimanere stabile e che più persone ottengono una laurea, meno saranno i fortunati che otterranno un bel posto di lavoro da super-manager ad esempio.
Ai ricercatori invece dico, la ricerca è stupenda, fantastica, ci apre nuovi mondi, come questo di Internet ad esempio, ma la scienza non è anche quella che con lo stesso Internet ci isola, che ha progettato bombe e automobili con le quali ci ammazziamo da pochi decenni a questa parte?

23 novembre 2010

Soldi e gelosia, due virus patriarcali

Quando accadono fatti drammatici ci si concentra solo sui fatti dell'accaduto e si tralasciano le cause.

Si pensi alle rapine attraverso le quali piccoli gruppi di uomini irrompono in banca per fare il colpo grosso ottenendo, in cambio del rischio di venire arrestati e di passare diversi anni dietro le sbarre, tanti soldi.
Basta accendere la Tv e sfogliare giornali, anzi basta fare due passi in città, per accorgerci di quanto i soldi siano importanti, quanto sembrino essere l'unica cosa che ci spinge a vivere dando il meglio di noi stessi, infatti dopo che ci siamo alzati ci rechiamo per prima cosa a lavoro, mica a trovare gli amici. E che dire degli enormi cartelloni pubblicitari di lotterie varie (non so se statali o meno, ma anche se fosse non me ne stupirei, essendo lo Stato un'entità che vuol continuare a farci vivere in un sistema patriarcale) che ci illudono di poter fare la bella vita senza alcun assillo lavorativo?

Tutti (?) miliardari col minimo sforzo.

Questa sì che si chiama educazione e questa sì che è furbizia, questo sì che si chiama vedere lungo, infatti sono anche le varie lotterie e premi (oltre ai vari personaggi televisivi) che spingono i giovani a non impegnarsi in qualcosa che li possa soddisfare anche intellettualmente, oltrechè economicamente, fattore, questo, che solitamente viene messo al primo posto sia da chi si impegna, studia e/o lavora, sia da tutti gli altri membri della società.
Tutti illusi da entità private, statali o parastatali che la vita sia una cosa meravigliosa se si è furbi o fortunati, dunque mettendo al primo posto l'accumulo e la furbizia, ovvero la prevaricazione sul prossimo (che si incazzerà e vorrà vendicarsi perchè messo sul fondo della "piramide" della società, pur essendo magari più intellettuale che materialista, siccome se non si ha non si viene considerati da nessuno) e lo sfruttamento di certe condizioni che la società crea, non possiamo stupirci se alcuni non fortunati e non legamente furbi (quelli che usano certe leggi atte a favorire il padrone fregandosene dei diritti dei dipendenti, etc.) decidono di rapinare, sequestrare o comunque rubare in generale.


Ovviamente io non ho alcuna intenzione di rubare, ma se i soldi ci fanno sentire vivi (avete visto che bei sorrisoni hanno i ricconi delle pubblicità?) e se questi non arrivano nè per i nostri meriti, nè grazie alla fortuna, allora ci sentiamo tutti autorizzati a rubare, altrimenti che vita si può fare?

Per come la vedo io lo Stato non educa, o lo fa solo in parte con la scuola (mezzo con cui però non ci si istruisce per puro piacere personale e per essere persone migliori, ma in vista del lavoro, cioè dei soldi), perchè anch'esso, pur essendo l'entità astratta che comanda i vari Paesi, non può creare felicità, ma solo lavoro, servizi e soldi.
Dovremmo smettere di pensare al "welfare" senza il quale ora come ora ci sentiamo persi, si pensi agli studenti che protestano sempre menzionando la distruzione del loro futuro (come se nel passato della storia dell'umanità i giovani avessero vissuto in piscine colme di gettoni d'oro; che io sappia andavano tutti in guerra), perchè lo Stato e il lavoro non ci daranno mai la felicità nè la serenità, al massimo posti di lavoro e un po' di soldi, per fare la vita di tutti, piena di regole, orari, adempimenti, insomma il solito tran-tran fatto apposta per farci vivere "in pace" dentro un anonimo appartamentino, per consumare nella quantità dell'abitante medio dei Paesi occidentali, piangendo però allo stesso tempo delle condizioni disumane in cui vivono e lavorano milioni di "nostri fratelli" poveri del mondo.
Se non riusciamo a rinunciare ad un po' di dannato welfare, ovvero se non facciamo altro che pensare al nostro pancino volendolo avere sempre abbastanza pieno, potremo mai cambiare il mondo in meglio, cioè un mondo che riesca a sopravvivere senza troppi consumi?
E' impossibile che tutti gli abitanti del mondo vivano come noi, perchè il mondo andrebbe incontro ad una distruzione certa e perchè se il nostro stile di vita ci sembra essere l'unico possibile è solo a causa dell'ambiente sempre uguale a sè stesso nel quale siano nati e cresciuti. Lo stesso vale per le tribù che vivono in posti remoti. Dobbiamo imparare a relativizzare e pensare a cambiare le nostre vite, magari allontanandoci dalle città e rapportandoci alla terra e non più all'asfalto che ci consente di spostarci molto spesso inutilmente su lunghe distanze.

Quando pochi hanno tanto (noi) e molti poco (il resto del mondo), la vita perde di valore, se tutti avessero un lavoretto ed una casetta nel posto che più preferiscono e se le città non esistessero, allora sì che si vivrebbe bene, perchè sono le città a creare l'enorme consumo che conosciamo bene, è l'incontro delle masse ma soprattutto delle grandi industrie che creano recinti intorno a noi a creare il circolo vizioso del lavoro alienante e inquinante (anche per la nostra mente che ci porta a pensare nel nostro piccolo come degli imprenditori che si suicidano se per una volta i conti vanno in rosso), del consumo, del riposo, della residenza in città vicino all'industria, in pratica della non-vita che ci rende infelici e a volte incazzati col prossimo nostro simile ma sempre un po' più povero e sfortunato, forse perchè a volte ci sembra di specchiarci in lui ed è un incubo che vogliamo cacciare.
Ma chi ha creato questo incubo? E' il progresso tecnico-scientifico con la sua iper-razionalità produttivista (presente come ben sapete anche nel sistema comunista, sistema nato in Russia ben dopo la "rivoluzione industriale"), che è un tipo di intelligenza a cui non potevamo non giungere, il cui vero scopo è probabilmente quello di distrarci dalla nostra coscienza, cioè dal nostro essere consci di dover morire. Lavorare, dunque, per distrarci dalla realtà a cui nessun progresso potrà mai sottrarci (anche perchè sarebbe contro natura riprodurci e vivere eternamente: non ci sarebbe spazio per tutti), lavorare pensando al futuro e al progresso, non a caso, infinito.


Finchè si vivrà nelle città, cioè il "regno" della proprietà privata, cioè la fantasilandia delle "gabbie dorate", non ci si potrà sottrarre al rischio dei furti e delle rapine, e neanche a quello delle aggressioni, anche perchè il poco spazio che noi cittadini abbiamo, genera astio verso il vicino che sembra rubarcene sempre, e se allo spazio aggiungiamo pure il tempo (si pensi al traffico o alle code negli uffici), si crea un contrasto assoluto e fastidioso fra ciò che ognuno di noi desidera,
soldi e cose, spazio e tempo (o viene portato a desiderare anche dallo Stato che ci fa vivere in questo sistema ma che allo stesso tempo ci illude come detto prima), e ciò che nella realtà dei fatti vediamo e abbiamo.

La proprietà privata è presente da millenni e la conseguenza di questo diritto, che ci porta a nascondere ogni cosa e a vedere malintenzionati dappertutto (e che ovviamente genere malintenzionati che vogliono anch'essi avere tanta roba da nascondere ad altri malitenzionati), è ravvisabile nei rapporti cosidetti amorosi, infatti il verbo "amare" è traducibile in "desiderare", cioè far propria un'altra persona (in altre zone del mondo anche più di una) e anche in questo caso v'è dunque mero egoismo, ancora una volta è la pancia che parla, è il piccolo o grande animale (altro che essere figli di divinità, fantasia nata dall'essere consci della nostra temporalità finita e che può giustificare ogni nostra azione malvagia che diventerà improvvisamente "legge voluta da Dio") presente negli umani che negano libertà alla persona che gli piace di più.
Se al mattino ci si alza dal letto per produrre e poi accumulare, si vorrà avere questa rassicurante sensazione illusoria anche nei rapporti affettivi per i quali, come menzionato prima, si usa un qualsivoglia Dio per giusficare un imprigionamento che prende il nome di matri-monio, ovvero "dovere della donna".
Qual è questo dovere? Quello di sposarsi con un uomo che avrà così la certezza della paternità a cui è abbinato il dovere della fedeltà, d'altronde quando uno compra una cosa, non vorrà mai che questa venga usata da altri di nascosto.
E allora è facile comprendere come la gelosia sia generata da questo tipo di rapporto innaturale in cui la cultura, che si crede fortissima e giustissima, relega, anzi annulla completamente la natura che porta invece le coppie a dividersi e a cercare altre persone. Per una certa cultura le coppie devono stare assieme per sempre, in barba ad ogni avvenimento, ad ogni novità.
Il rapporto di coppia verso cui tutti quanti noi siamo improntati è generato dalla società in cui viviamo, infatti così come vediamo sempre pubblicità riguardanti una sfrontata ricchezza a disposizione di tutti (e ricchezza come unica fonte di felicità), vediamo anche tante coppie felici e sorridenti, quindi siamo portati a pensare fin dalla più tenera età che l'unione fra due persone nel matrimonio sia un qualcosa di naturale, di ovvio, che accade perchè è la natura umana a volerlo. Sbagliato, è una certa cultura che impone a due persone di stare assieme per sempre.
La natura non comprende il futuro, si basa sul presente e genera cambiamenti quando le condizioni mutano; la cultura in molti casi (es: cultura religiosa, come in questo caso), invece, vieta ogni cambiamento, impone credendo (non a caso l'etimo di cultura è "culto degli dei", deriva da una credenza, da un'illusione dunque) che questa si manterrà sempre uguale, perchè la cultura ha come vocazione una perfezione intoccabile.
Se si spezza quella data imposizione culturale (es: matrimonio), tutta quella cultura (es: religione monoteista patriarcale) crolla e gli umani forse si liberano, mentre la natura si rigenera sempre, rimane sempre natura, per questo nelle diverse culture degli umani ci sono obblighi e divieti scritti e da imparare e far imparare bene a memoria fin dalla più tenera età, proprio per non far crollare il sistema.
Pensate alla fortuna degli animali che vivono in natura senza sapere ad esempio le composizioni chimiche di cose appartenenti alla natura come loro, foglie, tronchi, peli, etc. Non sanno nulla ma riescono a vivere lo stesso, mentre noi che apparteniamo alla natura come loro, dobbiamo sempre studiare, analizzare, fare e disfare per sentirci però ben poche volte felici, come nell'attimo in cui accade qualcosa che ci fa primeggiare per qualche istante sugli altri.

E' una differenza, questa fra natura e cultura, su cui riflettere.

Alcuni parlano di similitudini fra umani e cani e non hanno torto se pensiamo a quando questi animali sembrano tristi o molto affettuosi.
Probabilmente ciò è dovuto sia all'imprinting che al luogo dove sono costretti a vivere.

Nel primo caso l'animale se cresce accanto ad uno o più umani vede come questi sono e, grazie al suo cervello più sviluppato rispetto a quello di un uccellino o di un gatto, li imita, si immedesima e crescendo assume le loro caratteristiche sentendo tristezza quando lasciato solo e via dicendo.
Nel secondo caso, molto simile al primo perchè dettato dagli umani, l'animale non può non sentirsi triste perchè imprigionato dentro una gabbia di un canile o dentro una qualche abitazione di esseri umani che non lo coccolano e/o non lo fanno svagare/divertire ai giardini nè conoscere altri suoi simili.
I gatti infatti, come anche i cani randagi, sembrano non conoscere questi sentimenti umani, sembrano avere sempre la stessa espressione.

Questa società in modo tanto sfrontato quanto banale sa bene come farci desiderare la proprietà privata e il matrimonio.
L'esempio più eclatante, forse, è la bambola Barbie, ragazza che passa il tempo a vestirsi come vuole la moda con abiti sgargianti e per i quali ci vanno tanti soldi, ragazza che vive accoppiata ad un ben preciso ragazzo anche lui ben inserito in questa società essendo muscoloso, ricco e con un auto sportiva.
Una ragazza, dunque, che sembra essere semplicemente un oggetto atto ad attirare come calamita tutto ciò che viene prodotto (ed è così che i produttori ci vogliono: gente che non sa essere felice nè tantomeno serena per il solo fatto di respirare, di essere al mondo, ma felice solo quando compra - anche perchè il paesaggio trasformato dagli umani è atto alla produzione-trasporto-distribuzione-distruzione) sia materialmente che culturalmente dalla "classe dominante".

La Barbie è un oggetto che come noi vive per arricchirre chi crea le nostre prigioni.

Si noti bene come non venga mai specificata la provenienza di tutti quei soldi necessari al loro dannoso per il mondo e inutile stile di vita per il quale quasi tutti gli umani, anche se in tono minore, son disposti a dare la vita: rapine, omicidi, morti sul lavoro, morti che solo in Italia sono tre al giorno nelle fabbriche e nei cantieri, più tutti quegli stranieri che, costretti a lavorare in nero, vengono uccisi dai criminali locali
quando osano ribellarsi, più tutti quelli che muoiono lungo le strade usate per recarsi a lavoro o per andare in cerca di svago - se si scappa è perchè evidentemente questo tipo di società non ha creato, e lo sappiamo bene, le condizioni ideali per una buona vita nel luogo di residenza -.

22 novembre 2010

Si torna ai bei tempi

Praticamente Fini, che doveva far cadere il governo già durante l'estate, ha semplicemente creato un suo partitino per sentirsi nuovamente capo di qualcosa e, come se ciò non fosse già abbastanza inutile ed insensato (insensato quanto entrare nel PDL tre anni fa circa, oserei dire, data la brevità di questa unione), ha aperto le porte a Casini (penso ne sia contento) per farlo entrare nel governo.
Forse che, stufo di sentirsi un piccolo Di Pietro, vorrebbe tornare a fare qualcosa di utile/distruttivo (scegliete voi)?


Insomma, mesi e mesi di discussioni politiche, con gente che non pensava ad altro, per essere al punto di prima, molto prima, quando c'era anche l'UDC nel governo Berlusconi.
Tremonti non lo vuole, Casini non vuole i leghisti, però questa unione s'ha da fare, col PDL che scende c'è poco da fare, sigh, altro che l'ammucchiata dei partitini di centro FLI, UDC e API, qui abbiamo la solita ammucchiata di cricche, lobbies e cattotalebani!

Awwwwn, che noia!