Questo blog utilizza solo strumenti forniti da Google per i blog, come ad esempio il numero dei visitatori e la possibilità di seguire le novità del blog. Nessun vostro dato (nome, email, sesso, ecc.) verrà da me visto e/o memorizzato e/o diffuso, venduto, ecc.
Non vengono utilizzati software di altre terze parti.

24 marzo 2014

LAVORO: ma quale indipendenza, ma quale coraggio!

Lo scopo di questo blog, oltre ad evidenziare le malefatte di certi potenti come accadeva nel passato, è principalmente quello di lottare contro le banalità e le frasi fatte!

In questo clima di uno contro uno, o se preferite di tutti contro tutti, ecco che la gente che lavora critica aspramente i diversi da loro, ovvero i disoccupati che possono venire denominati sia fannulloni, sia bamboccioni. In che maniera vengono denigrati? Asserendo che non sono indipendenti economicamente dai genitori.

E che gravissima colpa è? Di sicuro non è, per fortuna, ancora un reato!

Veniamo al dunque:
quando non sei indipendente economicamente dai genitori, puoi però esserlo dal punto di vista mentale, puoi cioè avere le tue idee creandole o recependole in totale autonomia, mentre quando sei indipendente economicamente, puoi benissimo dipendere dalle conoscenze e dalle tradizioni dei genitori e dei famigliari (ad es. il credere in una religione, in un'ideologia, il far parte di una data organizzazione/associazione perché così han fatto tutti gli altri che ti han preceduto, ecc.), essere quindi un depensante (o una capra-capra-capra!); quando sei indipendente economicamente dai genitori, se hai un lavoro da dipendente, sei però dipendente dal datore di lavoro e quando questo ti licenzierà o quando il contratto terminerà, continuerai a vantarti di non dipendere più economicamente dai genitori?; quando sei indipendente economicamente dai genitori, se hai un lavoro autonomo, invece, dipendi dai clienti.

Insomma, tutti dipendono da tutti!

La gente si scaglia anche molto facilmente contro chi si suicida.
Il suicidio viene malvisto perché nei libri religiosi è reputato un peccato, infatti secondo i cristiani (e non solo..), chi commette questo gesto (che va contro dio perché gli stai distruggendo una sua creazione, cioè la vita) non potrà mai andare in paradiso e bearsi della "luce divina" e della "vita eterna".. aiuto, sto male se penso all'eternità, il mio cervello non riesce a comprenderla!
Invece dai laici viene malvisto perché si pensa che il suicida sia uno dotato di poco coraggio.
Ma secondo voi la gente normale, la gente comune, quale coraggio ha? Fare ogni giorno lo stesso lavoro e sopportare vagonate di stronzate e prigioni sia fisiche che mentali, è per voi sinonimo di coraggio? Per me no, è anzi l'esatto contrario! Viltà bell'e buona!

Il vero essere umano coraggioso è quello che rifiuta totalmente l'andazzo di una determinata società e cerca dei modi per sfuggirvi. Può farlo migrando in un'altra società, inventandosi dei lavori originali e allontanandosi dal lavoro da dipendente e dalla famiglia, oppure può vivere da senzatetto, financo suicidarsi!
Che poi, se andiamo a vedere i vari casi, nella maggioranza dei casi il suicida non è uno depresso e asociale come si suole immaginare, bensì uno che ha perso il lavoro o la cui azienda è fallita, era cioè uno che si dava da fare e che magari pensava che la vita fosse bella solo perché le cose (materiali e finanziare, mica legate alla mente, alle emozioni, ecc.) gli stavano andando bene. Poi appena crolla l'illusione della felicità dettata dai soldi, ecco che crolla la vita stessa perché si fondava sul NULLA più ASSOLUTO

Come si fa a non considerare coraggioso uno che si suicida quando tutti noi abbiamo paura del momento in cui sapremo di stare per morire???

Vi lascio meditare su queste due importantissime tematiche, con questa frase di Dante Alighieri:

"LIBERTA' VA CERCANDO, CH'E' SI' CARA, CHI PER LEI VITA RIFIUTA"

2 commenti:

Anonimo ha detto...

non posso essere d'accordo quando dici che chi si suicida è coraggioso. 'è modo e modo di essere coraggiosi. Io l'ho pensato quando si uccise MOnicelli, un uomo che non aveva sicuramente problemi economici ma a 95 anni, molto malato, ha deciso di farla finita. Io lì ci ho visto qualcosa di simile al coraggio. Però non posso pensare a un giovane piuttosto che a un 50enne che si ammazza senza sentire un gran vuoto dentro io stesso.

Il coraggio di cambiare è importante.

Danx ha detto...

Ciao,
secondo me è coraggioso perché fa quello che una persona comune non farebbe mai, così com'è stato coraggioso quel ragazzo cinese di fronte al carrarmato!
Uno sfugge dalla realtà, l'altro la affronta, ma non vedo perché dovrei condannare il primo, mica tutti possono avere l'energia, la voglia e gli strumenti per cambiare la realtà. Se poi uno vede il nonsenso della vita fa bene a suicidarsi se per il resto è sempre triste, solo, senza soldi, ecc.