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30 aprile 2014

Aldrovandi, poi ci si stupisce delle dittature


Continuo a non capire perché decine di poliziotti siano convinti che i loro colleghi assassini di Federico Aldrovandi siano innocenti quando sul suo viso erano ben visibili segni di botte molto forti.

Sembra che non abbiano altro a cui pensare o peggio che siano stati programmati per fare propaganda distopica.

A volte mi si blocca il cervello perché non riesco davvero a comprendere il loro ragionamento e il loro accanimento.

Come fa gente simile ad avere un lavoro???
Sta gentaglia fa comodo a chi vuole imporre una dittatura, perché commetteranno inusitata e gratuita violenza su chiunque, senza rendersene conto, anzi sì, diciamo quindi.. insabbiando il tutto o modificando la realtà, dall'alto della loro posizione di comando, dall'avere al loro fianco sindacati e dall'assenza di testimoni.

Ottimo il commento, sotto un articolo di un'altra vittima degli sbirri, Giuseppe Uva, di tale Galeazzo Musolesi:
"E qualcuno si ostina a sostenere che in Italia non c'e' la pena di morte.
Ogni volta che una persona muore per mano, attiva o passiva non importa, di un rappresentante delle istituzioni, siamo di fronte all'applicazione piu' ingiusta e barbara della pena capitale: quella comminata sommariamente, senza accuse, prove o processo."


Si noti poi come nel caso di Uva, sia stato menato soltanto lui e non l'amico perché al 99% c'erano screzi personali tra lui e un milite a causa di una donna.. Per cui un fatto privato è stato inserito in un contesto di funzione pubblica, sfruttando il potere conferito dalla divisa e la presenza dei colleghi-amici-complici.

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